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domenica 24 maggio 2009

I disinformatori: sintomi nevrotici e tratti paranoidi

Essi dormono


Kung fu Tzu affermava: "Non mi dolgo di non essere conosciuto dagli uomini, ma di non conoscerli". Anche se l'umanità resta, con le sue paradossali contraddizioni un mistero, percorrendo le vie del mondo e della vita, si può acquisire una certa conoscenza dell'homo "sapiens", sebbene per serendipità, ci si imbatta sovente in esseri che degli uomini hanno solo le sembianze. E' comunque molto istruttivo. Osservate da una giusta distanza, in modo spassionato ed obiettivo, queste personae (letteralmente "maschere") sono altrettante occasioni per scoprire curiosi, faceti aspetti della società. Come si può apprendere qualcosa anche dai pessimi libri, così l'analisi di certi schemi comportamentali, per contrasto, lascia risaltare la spiritualità che, nonostante la decadenza dell'umana specie, ancora si irradia dagli occhi di alcuni.

Applicando, anche se in maniera alquanto semplificata e divulgativa, certi strumenti psicologici, si può delineare un ritratto di una genia che, in questi ultimi anni, ha invaso la Rete. Mi riferisco ai disinformatori.

La maggior parte dei disinformatori non è tanto gente trista, ma infantile. Si noti questo tratto che li accomuna: per dirla con Freud, essi si sono fissati nella fase dominata dal principio del piacere, essendo incapaci di maturare quelle esperienze, pur dolorose e decisive, che consentono di interiorizzare il principio di realtà. Assomigliano a quegli scimpanzè cui, essendo stata sottratta la madre dai ricercatori nell'ambito dei loro stolidi esperimenti, abbracciano un peluche. La fissazione ad uno stadio puerile li induce ad aggrapparsi al sistema-mamma da cui suggere il latte, ricevere conforto e protezione di fronte ad un mondo sentito come ostile e pericoloso. Il latte che avidamente bevono è velenoso ed il senso di sicurezza coincide con la paura non solo di crescere, ma addirittura di aprire gli occhi: sono questi aspetti in grado di causare ulteriori problemi, ma pure la dimostrazione che, in tali circostanze, l'infanzia è una patologia senza rimedio.

Senza dubbio questa immaturità di fondo è peculiare anche del suddito medio-basso, sempre bisognoso di un'istituzione o di un "politico" che lo rassicuri, lo difenda da pericoli reali o fittizi, di una figura cui delegare ogni atto, iniziativa, decisione. Inoltre, giacché i disinformatori ed i cittadini standard sono inetti e paurosi, diventa necessario che si uniscano ad altri: nella massa il timore si diluisce e subentra una mentalità da branco. Se sono tutti insieme, uniti, in modo gregario più che cameratesco, in un vincolo di cieca fedeltà al capo ed al sistema, di cui il capo è l'incarnazione, sono aggressivi, determinati, implacabili, audaci. Soli, invece, privati degli inputs del cane alfa, si sbandano, arretrano tremebondi, ammutoliscono. Vorrebbero sparire: il cordone ombelicale è stato troncato.

La psicologia della massa, studiata con tenacia da Elias Canetti e da altri, rende conto della categoria dei disinformatori nei quali i più bassi istinti sono vellicati dal potere in cui, come la plebaglia acefala, si identificano. A differenza del popolino, però, conscio di aver ceduto le sue armi decisionali alle isitituzioni affinché lo rappresenti e rappresenti i suoi "interessi" (è la frode della "democrazia" rappresentativa; si legga l'articolo indicato nella nota 2), i disinformatori si illudono di appartenere essi stessi al potere, di poterne condividere almeno qualche scampolo. Il loro senso di appartenenza si rafforza in un'immedesimazione negli scopi delle élites di cui pochissimo conoscono e tutto credono di sapere.

Anche nel caso in cui questa sottospecie acquisisce un briciolo di consapevolezza, sottentra subito, come forma estrema di autoinganno e di rifiuto di una realtà inaccettabile, la sindrome di Stoccolma, l'innamoramento per i propri carnefici, il sostegno incondizionato alle loro scelleratezze quanto più sono dirette contro loro stessi, con manifestazioni patologiche sconfinanti nel masochismo.

Non mancano farneticazioni di onnipotenza in chi si sente investito del ruolo messianico di salvare il mondo dalla minaccia degli uomini liberi e non allineati. Costoro sono combattutti a suon di luoghi comuni ripetuti in modo ossessivo. Gli spiriti liberi sono accusati di ogni nefandezza, diffamati e calunniati: ciò è risaputo. Si ricordi, però, che i disinformatori sono condizionati ad agire in questo modo tanto è vero che usano sempre gli stessi "argomenti" e le medesime accuse per colpire una gamma variegata ed eterogenea di oppositori del sistema, in maniera indiscriminata e scomposta.

Correlato alla sindrome di Stoccolma, un altro sintomo è piuttosto frequente nel gruppo in esame: è una forma di delirio leinbitziano contraddistinto da convinzioni palesemente contrastanti con la realtà. Infatti, contro l'esperienza e le più palmari evidenze, i "pretoriani del principe" si persuadono che il sistema economico, politico, scientifico, medico, nonostante le mille prove che dimostrano l'esatto contrario, è perfetto, amorevole e sollecito del bene comune. Sono tratti paranoidi ed atteggiamenti di autolesionismo non sradicabili sulle cui cause non sempre evidenti non è il caso qui di indugiare.

Altri aspetti dovrebbero essere sviscerati, ma per ora queste note sono sufficienti. Mi è parso utile cominciare a delineare il problema della disinformazione nelle sue declinazioni psicologiche e psichiatriche: si mette in luce soprattutto la banalità dei soggetti che non va ingigantita, ma neppure sottovalutata, ricordando la banalità del male.

[1] Per quanto attiene alle spie linguistiche inerenti ad una destrutturazione dell'io ed alla meccanicità del linguaggio distorcente e menzognero, rimando al testo La struttura bipolare della lingua, 2009

[2] Sulla democrazia si legga il recente articolo del Professor F. Lamendola, L'aporia fondamentale del pensiero democratico è presupporre che esso sia conforme a natura, 2009


mercoledì 4 marzo 2009

Pavlov

Alcuni ricercatori credono che potrebbe essere opportuno, sul tema delle scie tossiche, un dialogo con i disinformatori anche quelli più incalliti, come Paolo Attivissimo. Sono sicuro che qualsiasi contraddittorio con questi personaggi è impossibile, per parecchie ragioni. In primo luogo sono persone in totale ed evidente malafede, sono poi di un'ignoranza assoluta cui si abbina un'intollerabile spocchia.

E' possibile tuttavia che alcuni di questa setta di fanatici, il cui messia è Attivissimo [1], siano pure convinti delle assurdità e delle menzogne che ripetono ad ogni piè sospinto, ma qui subentra un altro impedimento ad un dibattito più o meno costruttivo. Gli adepti di questa confraternita, infatti, possono essere oggetto di uno studio che si basi sulla psicologia di Pavlov. Il noto fisiologo russo nato nel 1849 e morto nel 1936, scoprì il condizionamento con numerose e scrupolose ricerche su animali. Indagini durate dal 1902 al 1926. I disinformatori hanno subìto un condizionamento talmente forte, insistente ed efficace che, non appena hanno anche solo un vago sentore di una versione non ufficiale circa qualsiasi evento, reagiscono ipso facto, in modo del tutto prevedibile e stereotipato. Ecco allora che scrivono frasi preconfezionate, fondate su un lessico circoscritto alle solite espressioni: "La bufala delle scie chimiche", "Interpellate gli esperti", "Non avete una preparazione scientifica" etc. Allo stesso modo, i cani di Pavlov sbavano, tosto che odono il tintinnio del campanellino che annuncia il cibo.

Nel caso dei disinformatori il comportamentismo, in particolare quello di Watson e di Skinner, si rivela quanto mai adatto, poiché tutto si riduce al nesso stimolo-risposta, essendo inesistenti processi cognitivi ed emotivi in questi soggetti che sono ontologicamente differenti rispetti all'uomo medio. Sono situazioni che si comprendono solo studiando la relazione tra stimolo e feedback e con un'osservazione distaccata: si constaterà che, di fronte alla medesima azione i soggetti in esame rispondono tutti con la stessa retroazione. Non solo i comportamenti, improntati ad ostentazione di "conoscenze scientifiche", sufficienza, dileggio, ma anche le parole rientrano in un repertorio fisso e molto limitato. Si tratta di una regressione o meglio di una fissazione ad uno stadio istintuale ed animalesco su cui occorre riflettere, prima di cercare un confronto con personaggi siffatti, del tutto incapaci di pensiero logico e ancor più di intuizione o di facoltà superiori. Questa non vuole essere una critica, ma una diagnosi di una condizione clinica. Si pensi che più di due anni fa scrivemmo Gli infiltrati, un'analisi in cui mettevamo in luce gli schemi psicologici di questi agenti di serie C: orbene, a distanza di tempo, il loro operato rientra ancora perfettamente in quel sistema interpretativo.

Non dimentichiamo che in questa struttura psicologica bisogna includere il "bias di conferma", ossia la tendenza compulsiva a rifiutare tutto ciò che potrebbe destabilizzare una rassicurante visione del mondo, simile a quella inculcata ai bambini che superano le varie paure (del buio, della separazione dalla madre etc.) attraverso la costruzione di modelli tranquillizzanti. Qui si pone un problema: i disinformatori si sono fissati ad uno stadio infantile, rifiutando quindi il principio di realtà che comporta acquisizione di responsabilità, capacità di elaborare previsioni, sviluppo di autonomia decisionale... o sono, invece, da studiare come fossero dei ratti, lontani nella scala filogenetica dai bambini? E' noto che, a ragione, il comportamentismo è stato accusato di semplicismo e di riduttivismo, sia perché rifiuta di prendere in considerazione i processi cognitivi superiori in quanto tali, cioè senza ricondurli aprioristicamente ai processi elementari dell'apprendimento meccanico, sia poiché equipara gli uomini agli animali di laboratorio. Tuttavia, sebbene il behaviorismo sia un orientamento psicologico molto discutibile ed obsoleto, laddove pone l'accento sulla meccanicità delle reazioni, proprio in senso letterale, si rivela quanto mai adeguato per indagare la condotta dei disinformatori. Infatti, mentre è corretto evidenziare un substrato psichico ed emotivo almeno negli animali superiori, è indubbio che gli sciacondensisti sono privi di qualsiasi dimensione, per quanto embrionale, di tipo intellettivo e psicologico, sicché non ci sbaglieremo se adotteremo strumenti di analisi tesi ad individuare riflessi condizionati dovuti ad una programmazione. Questo consente di predire con precisione le azioni dei disinformatori.


[1] Il caso di Paolo Attivissimo è un po' più complesso, essendo costui un interessante ibrido tra Ser Ciappelletto ed un androide.



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